Il Castello di Pumenengo

Il massiccio Castello di Pumenengo, chiamato anche Castello di Barbò, dai suoi più celebri proprietari, potrebbe sorprendere.

Non ha infatti la tipica pianta rettangolare, con una torre per angolo.

Le notizie storiche relative al castello risalgono al XIV secolo, ma è molto probabile che quanto vediamo noi oggi sia l’ampliamento di una precedente fortificazione ancora più antica, resasi necessaria a causa dei continui conflitti che si generavano a causa del controllo sul passaggio del fiume con il borgo di Rudiano.

Nel 1360 il territorio della Calciana, che si era quasi del tutto spopolato a seguito delle lotte civili tra Guelfi e Ghibellini combattute in quella zona sul confine rappresentato dal fiume Oglio, fu acquistato dai Visconti di Milano, il Duca Bernabò, e da questi, regalato a Regina della Scala, sua moglie, affinché costituisse un suo feudo personale.

Su richiesta esplicita della moglie, il Duca concesse al feudo vari privilegi, ampia autonomia ed esenzioni fiscali nella speranza che si ripopolasse.

Regina della Scala fece ricostruire il castello e scavare una canale irriguo derivato dall’Oglio (la roggia Donna) per irrigare le sue terre, ma tutti i tentativi per ripopolare la zona fallirono.

Così nel 1380 frazionò il feudo e rivendette le porzioni a varie famiglie: Calcio ai Secco, Pumenengo ai Barbò e Floriano (Torre Pallavicina) ad altre famiglie soncinesi.

Sotto l’amministrazione dei Barbò, grazie ai privilegi di Bernabò, il borgo di Pumenengo cominciò a ripopolarsi; le terre incolte furono dissodate e sorsero numerosi cascinali.

All’inizio del 1400 secolo il castello fu oggetto di un sanguinosissimo assedio da parte di Cabrino Fondulo, signore di Cremona.

Dopo quattro mesi di strenua resistenza i Barbò si arresero; alcuni uomini della famiglia furono giustiziati e gettati dall’alto della torre e il feudo venne poi annesso a Cremona.

Dopo alterne vicende, però, la famiglia Barbò riconquistò i suoi possedimenti e li mantenne fino alla metà del XX secolo.

Costruito per difendere il territorio (sorge infatti in una posizione strategica per il controllo del Naviglio Pallavicino e del fiume Oglio), ricalca la forma dello sperone su cui insiste, assumendo quindi una struttura a trapezio e costruito in cotto e borlanti di fiume.

Attualmente son visibili due delle tre torri, la merlatura originaria e vari ambienti coperti a volta.

La merlatura e di tipo ghibellino.

Alla mancanza della torre di sud-est si è sopperito con una massiccia scarpatura realizzata con una tessitura muraria differente da quella impiegata nel resto della costruzione.

La costruzione faceva parte di un sistema difensivo di arroccamento disposta a lungo la sponda bergamasca dell’Oglio.

Sul fiume si fronteggiavano fortilizi di parte avversaria: calcio, Pumenengo, Torre Pallavicina e Soncino sulla riva destra si contrapponevano Urago, Rudiano, Roccafranca, e Orzinuovi: osservando, infatti, la cartina geografica, salta immediatamente all’occhio che per ogni agglomerato urbano da una parte del fiume, ne corrisponde una immediatamente di fronte dall’altra parte.

L’edificio, con il suo ampio cortile interno, nel XVIII secolo fu adattato a casa colonica, perdendo molte delle sue caratteristiche di fortezza, ma ha continuato a conservare l’aspetto compatto e severo delle origini.

Il castello infatti è stato trasformato in una tranquilla residenza nobiliare quando sono terminati i periodi di bellicosità diffusa, tipica dei secoli in cui il Nord Italia era diviso in numerosi stati in guerra tra loro e durante i quali le milizie combattevano quindi continuamente nei territori della pianura.

Non avrà le grandi decorazioni di fortificazioni più celebri, ma tanti piccoli particolari sapranno solleticare la curiosità e la fantasia del visitatore.

Come ogni castello che si rispetti, anche il castello di Pumenengo conserva la sua inquietante leggenda: ogni anno, in una particolare data, si sente piangere una bambina dal fondo di un pozzo che si trova oggi nei locali della Biblioteca Civica.

In questa storica e prestigiosa costruzione, acquistata da anni dal Comune e restaurata, ha oggi sede il Municipio. L’antica sala d’onore dei Barbò, decorata nel corso dell’Ottocento, è oggi adibita a sala del Consiglio.

Alle spalle del Castello, vi è un antico mulino, ora non più funzionante

L’accesso al Castello, è in una piazza nel cui centro c’è il Monumento ai caduti delle guerre del ‘900 e di fronte vi è la Chiesa Parrocchiale settecentesca, e che è dedicata ai S.S. Pietro e Paolo Apostoli; originariamente era una cappella gentilizia dell’attiguo castello, e fu ampliata nel XVIII secolo quando venne destinata ad uso pubblico e nel cui interno si possono trovare opere di buon pregio.

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