Passo San Marco

Questo passo, è una méta tipica dei bikers che vogliono divertirsi un po’ con la moto, attraverso splendidi paesaggi montani, per salire su fino a quasi 2000 metri (1992, per la precisione) e con un balzo di 50 km / 1 ora, passare da S. Pellegrino a Morbegno, anzichè per vie normali che ci si impiega 100 km per più di 2 ore

Il passo di San Marco (1992) è il valico più basso fra Valtellina e versante orobico meridionale ed è anche quello più facile e storicamente importante, da quando, con l’apertura della via Priula, fortemente voluta dalla Serenissima Repubblica di Venezia (signora dal 1432 di Bergamo e delle sue valli), divenne il punto culminante della più trafficata via commerciale dalla Pianura Padana ai paesi di lingua tedesca attraverso la Valtellina (sotto la signoria delle Tre Leghe Grigie dal 1512 al 1797).

Venezia intendeva così evitare la via di transito sull’asse Valsassina-Bocchetta di Trona-Morbegno, chiamata anche Via del Bitto, che passava per i territori del ducato di Milano e quindi della rivale Spagna.

Una questione politica ma anche economica, perché le tariffe doganali degli spagnoli erano parecchio esose.

La nuova via soppiantò anche la Via Mercatorum che passava per il vicino passo di Verrobbio, posto poco più ad ovest e chiamato in passato anche passo di Morbegno, fino al 1593 la più importante via commerciale fra Bergamo e la Valtellina.

Fu il podestà veneto di Bergamo Alvise Priuli a caldeggiare questa nuova via ed a curarne, previo accordo con il governo delle Tre Leghe, la costruzione, nell’arco di un biennio circa (1590-92): in suo onore essa venne, dunque, battezzata “via Prìula”.

La strada, aperta nel 1592 dal capitano Zuane Quirini, fu percorsa da intensi traffici, soprattutto dopo che Venezia ebbe stretto, nel 1603, il trattato di alleanza con le Tre Leghe del settembre 1603.

Sulla base di tale trattato la Serenissima concedeva, infatti, l’esenzione dai dazi sia alle merci prodotte in Italia ed esportate attraverso il passo di San Marco, sia a quelle valtellinesi e grigionesi esportate a Venezia.

La strada, larga tre metri, era percorribile fino a Mezzoldo ed oltre Albaredo da birocci; nel tratto intermedio, che scavalcava il valico di S. Marco, con animali da soma a pieno carico. Ma a partire dal Settecento la Via Priula cominciò una lunga decadenza.
Due i motivi principali: il clima si faceva più rigido e le Tre Leghe Grigie avevano scarso interesse alla manutenzione della strada, avendo chiuso accordi commerciali favorevoli con i nuovi signori di Milano, gli Asburgo d’Austria.

La fine della dominazione delle Tre Leghe Grigie sulla Valtellina (1797) accentuò ulteriormente questa parabola di decadenza.

Un secolo e mezzo dopo, però, la Via Priula si rianimò di nuova vita con la nuova carrozzabile, percorsa non solo da autoveicoli, ma anche da molti motociclisti e ciclisti.

Il passo viene chiuso nei mesi invernali, ma è molto frequentato dalla tarda primavera all’autunno inoltrato.

La realizzazione della strada venne promossa negli anni Sessanta del secolo scorso dagli amministratori della Val Brembana, e da questa valle ha per la prima volta raggiunto il passo.

Negli anni successivi è stato realizzato il tracciato che sale al passo dal versante valtellinese, ed oggi il passo di San Marco è uno dei più suggestivi valichi montani, per la sua apertura, panoramicità e luminosità.

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