Crespi d’Adda

Villaggio operaio

La nascita di Crespi d’Adda

Vedi anche: villaggiocrespi.it/

Crespi d’Adda, in territorio bergamasco, sorge in prossimità della confluenza del Brembo nell’Adda.
Nel 1878, quando partì l’attività del Cotonificio Crespi, la plaga dell’alta pianura dell’Adda era zona dedita ad agricoltura di mera sussistenza; non alleviavano la povertà endemica né la faticosa e misera industria delle cave di puddinga, né la bachicoltura, né l’artigianato, quasi inesistente se non per i modesti mestierucci da paese.

Cristoforo Crespi (1833-1920), primogenito di Antonio, individuata un’area favorevole in prossimità del fiume, vi impiantò la filatura del cotone, avviata il 25 luglio 1878.

“Una vera manna caduta dal cielo” – scrisse un parroco. I 5.000 fusi iniziali vennero presto raddoppiati e in seguito, con ulteriore impressionante progressione, portati fino ad 80.000.
Con i reparti tessitura e tintoria, creati rispettivamente nel 1894 e 1898, il cotonificio assunse grandiose proporzioni, arrivando a dare occupazione a 4.000 lavoratori.
Sorse anche il villaggio.

Dopo le tre case plurifamigliari degli inizi, attorno all’opificio vennero crescendo numerose casette operaie bifamigliari e (dopo la prima guerra mondiale) anche le villette per i dirigenti, il tutto con un livello avanzato di servizi sociali collettivi: dalla scuola all’ambulatorio medico, dalle mense al complesso sportivo, dai bagni pubblici alla chiesa e persino un monumentale cimitero.

I criteri che animarono progettisti ed architetti ai quali Cristoforo Crespi commissionava i lavori (tutti nomi eccellenti: Angelo Cola, Pietro Brunati, Ernesto Pirovano, Gaetano Moretti) furono improntati a geometria, razionalità, funzionalità e bellezza.
L’intero villaggio è giocato su un binomio indivisibile di funzionalità ed arte (concepita necessariamente, questa, secondo i canoni e i gusti del proprio tempo).

Piccola nota:
lo spazio di ciascuna villa, è delimitato da cancellate, originariamente in legno, alte 90-100 cm
Questo è dovuto principalmente a due ragioni fondamentali
La prima: Silvio Benigno Crespi, nei suo frequenti viaggi in Scozia, vede un villaggio (che farà da modello a Crespi d’Adda) perfettamente modellato e ordinato, con cancellate basse, e avendo già deciso la costruzione di questo villaggio, copiò anche le basse divisioni
La seconda: Le balle di cotone, erano tenute assieme da corregge di metallo che, una volta ribattuto e raddrizzato, venne riutilizzato, incrociando le corregge fra loro, come recizione
Nulla andava sprecato a fine 800 inizio 900

L’Arma dei Carabinieri al villaggio operaio

L’Arma giunge al villaggio il 18 dicembre 1921, dismettendo la precedente caserma di San Gervasio d’Adda (frazione aggregata a Capriate solo nel 1928).
La crisi agraria del tardo Ottocento converte le masse rurali alle fatiche dell’industria; e il crescente numero di operai suscita preoccupazione circa la pubblica sicurezza, minacciata dagli scioperi.
Nel 1921 il trasferimento della caserma da San Gervasio a Crespi d’Adda soddisfa proprio l’urgenza di contenere le agitazioni operaie che segnano il precedente biennio “rosso”; benché al villaggio con minore irruenza rispetto al profilo nazionale.
Per il cinquantesimo dalla fondazione lungo il fiume, il sen. Silvio Benigno Crespi pronuncia un discorso che allude a quello scorcio: «Egli stesso dovette ricorrere all’uso delle armi per difendere un gruppo di operai aggrediti a sassate da una specie di banda armata che faceva capo al famigerato [sindacalista] Romano Cocchi» (Il Popolo d’Italia, 28 settembre 1928 – ringrazio della segnalazione don Luigi Cortesi).
L’emergenza è tale che Silvio Crespi offre gratuitamente all’Arma di stanziarsi presso un villino operaio specialmente adeguato alle indicazioni del Genio Civile, tralasciando così la scomoda caserma di San Gervasio.

Fonte: crespidadda.it

L’urbanistica

L’aspetto urbanistico del villaggio è straordinario. La fabbrica è situata lungo il fiume; accanto il castello della famiglia Crespi, simbolo del suo potere e monito per chi vi giunge da fuori.
Le case operaie, di ispirazione inglese, sono allineate ordinatamente a est dell’opificio lungo strade parallele; a sud vi è un gruppo di ville più tarde per gli impiegati e, incantevoli, per i dirigenti.

Le case del medico e del prete vigilano dall’alto sul villaggio, mentre la chiesa e la scuola, affiancate, fronteggiano la fabbrica.
Segnano la presenza e l’importanza dell’opificio le sue altissime ciminiere e i suoi capannoni a shed che si ripetono in un’affascinante prospettiva lungo la via principale, la quale, quasi metafora della vita operaia, corre tra la fabbrica e il villaggio, giungendo infine al cimitero.

I luoghi principali

Il cimitero

Il cimitero di Crespi si trova al termine della via principale.
Vi è al suo interno una sorta di piramide a gradoni: questa costruzione eclettica, imponente e maestosa, è il famedio della famiglia Crespi.
Il monumento funebre si erge possente sulle tombe dei dipendenti, piccole lapidi poste in ordine nel prato, simboleggiando, con le esedre che si aprono ai suoi lati, un grande abbraccio.

Il lavatoio

Il lavatoio permetteva alle lavandaie di lavare i panni vicino alle case, senza dover raggiungere il fiume con le pesanti ceste colme di panni.

La scuola

La presenza della scuola nel villaggio era motivata dal desiderio di fornire un servizio educativo alla comunità che via via si formava, e dall’esigenza di formare i futuri dipendenti, elevandone il livello della preparazione tecnica. Insomma, si imparava a leggere e scrivere e far di conto ma non solo.

Il dopolavoro

Il dopolavoro fu voluto allo scopo di promuovere la ricreazione della popolazione. Qui gli operai trovavano un punto d’incontro dopo le fatiche del lavoro: vi erano sale attrezzate per attività culturali, sportive, educative e assistenziali.

La chiesa

La chiesa di Crespi è la perfetta copia di quella di Busto Arsizio, edificio di scuola bramantesca.
La famiglia Crespi la volle infatti riproporre nel villaggio, segno di affetto verso il paese d’origine e verso la cultura italiana: presenta infatti, armoniosi e puliti, i caratteri tipici dell\’architettura rinascimentale.

L’ingresso centrale

L’ingresso del cotonificio di Crespi è oggi l’immagine più conosciuta dai visitatori.
Quasi una cattedrale al lavoro a all’industria, dove la ciminiera, le palazzine dirigenziali e il cancello in ferro battuto creano una superba composizione architettonica, simbolo dell’architettura industriale a cavallo tra Otto e Novecento.

I protagonisti

CRISTOFORO BENIGNO CRESPI: nacque a Busto Arsizio nel 1833. Era il primogenito di Antonio Crespi, discendente di una famiglia di imprenditori tessili – detti “Tengitt” – di Busto Arsizio. Dopo aver aiutato il padre nel commercio di tessuti tinti, diede vita insieme alla famiglia agli opifici di Vaprio, Vigevano e Ghemme. Nel 1878 fondò lo stabilimento di Crespi d’Adda, introducendo i più moderni sistemi di filatura, tessitura e finitura. Nel 1884 si trasferì a Milano, nel palazzo di via Borgonuovo, dove ebbe sede l’azienda e dove raccolse una delle più apprezzate e ricche collezioni di quadri. Nel 1904 costruì la centrale idroelettrica di Trezzo sull’Adda (oggi chiamata “Taccani”). Fu insignito di diverse onorificenze, fra le quali Cavaliere del Lavoro e Commendatore della Corona d’Italia. Morì a Milano nel 1920.

SILVIO BENIGNO CRESPI: figlio di Cristoforo, nacque a Milano nel 1868. Laureatosi a ventun’anni in giurisprudenza, si recò in Inghilterra per seguire gli sviluppi dell’industria cotoniera. Nel 1889 entrò nell’azienda paterna e ne assunse in seguito la direzione. La sua indole tenace e infaticabile lo portò ad occuparsi di numerosissime attività e ad assumere svariate cariche nel campo industriale, politico e finanziario. Pubblicò uno studio sui mezzi per prevenire gli infortuni, fu: primo presidente dell’Associazione Cotonieri e membro del Consiglio Superiore dell’Industria e del Commercio, presidente della Banca Commerciale e dell’Automobile Club d’Italia, deputato e senatore nelle file dei liberali, Svolse un’intensa attività in parlamento a favore dell’industria e del commercio, rivolgendo la sua opera a problemi legati alle condizioni di lavoro degli operai. Fu nominato ministro plenipotenziario al termine della Grande Guerra. Morì a Cadorago nel 1944.

L’UNESCO

L’Unesco il 5 dicembre 1995 ha inserito Crespi d’Adda tra i siti del patrimonio mondiale della cultura (World Heritage List).
Le sue caratteristiche ambientali e formali sono ritenute di eccezionale valore storico, urbanistico e sociale.

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